In certi casi, la domanda “cosa facciamo a casa nel week-end?” potrebbe spaventare tanto quanto la domanda “cosa organizziamo per Capodanno?”. Dopo aver impiegato le proprie energie nella pulizia domestica o in degli hobby come la lettura di un libro, la noia potrebbe prendere il sopravvento e la faccenda si complica se, in casa, si hanno dei bambini da “intrattenere”. Tuttavia, non bisogna scoraggiarsi perché le strade anti-noia sono davvero tante e, per alcune, corre in nostro aiuto il Molise. La piccola regione, infatti, è ricca di tradizioni e vecchie usanze che possono essere rispolverate per trascorrere delle ore in casa diverse dal solito. Andiamo a scoprirne cinque.
La c’mmnòira (Il caminetto) Quando ancora non esistevano TV e smartphone, le famiglie molisane si raccoglievano intorno al camino, soprattutto per trascorrere le prime ore della sera. A comporre il cerchio intorno al fuoco, c’erano tutti: dal capofamiglia ai bambini passando per i nonni che, nella maggior parte dei casi, vivevano con i propri figli. Si trattava di un modo per riscaldarsi, dato che non esistevano i termosifoni, e, allo stesso tempo, ascoltare aneddoti o storie di vita quotidiana. Il camino, inoltre, veniva utilizzato anche per cucinare alcune pietanze come i fagioli nella pignata, una pentola che veniva messa vicino al fuoco. Questa usanza, dunque, rappresenta un modo per riscoprire la bellezza dell’ascolto reciproco e sapori lontani dalla nostra cucina quotidiana.
Ago e filo Guardare dei video YouTube sull’arte del ricamo oppure del lavoro con i ferri potrebbe essere un modo, soprattutto per il mondo femminile, non solo per occupare delle ore ma anche per apprendere qualcosa di nuovo. In passato, le donne molisane producevano tessuti e maglie in casa per soddisfare le proprie necessità personali. Quest’arte veniva tramandata di madre in figlia e riguardava, soprattutto, la lavorazione della lana dato che la popolazione molisana era composta da un’ampia fetta di pastori. Diffusi erano anche i lavori all’uncinetto o a tombolo che, per il Molise, rappresenta un fiore all’occhiello. Il tombolo, infatti, viene realizzato nella piccola regione sin dal XV secolo, quando alcune suore spagnole introdussero la lavorazione del merletto sul tradizionale “pallone”, ovvero un cuscino a forma di rullo, su cui erano intrecciati i fili. Il tombolo permette di ottenere ricami e applicazioni per lenzuola, copriletto, scialli e tende.

Credit: Turismoffida
Raccogliere l’cascigne (Raccogliere il crespigno) In una bella giornata di sole è possibile fare una passeggiata in campagna e approfittarne per raccogliere l’cascigne. In Molise con il termine “cascigne” si individuano, in particolare, due piante molto apprezzate in cucina: il crespigno comune (Sonchus oleraceus) e il crespigno spinoso (Sonchus asper). Si tratta di erbe spontanee gustose e ricche di preziosi sali minerali che possono essere consumate crude o lessate, condite con olio e limone o passate in padella.

Pite pitelle Con questa idea si torna alle sere d’inverno, senza TV e smartphone, quando i bambini molisani facevano un gioco che si chiama “pite pitelle”. I partecipanti si mettevano seduti in cerchio e uno di loro, estratto a sorte, recitava una filastrocca, indicando i piedi degli altri giocatori. Il piede su cui cadeva l’ultima sillaba della filastrocca doveva essere tirato indietro dal concorrente. Poi, si ricominciava a recitare la filastrocca, saltando i piedi che si trovavano in posizione arretrata. Vinceva chi, per ultimo, restava con un solo piede in avanti. Esistono diverse varianti della filastrocca da recitare. Una è quella riportata di seguito.
Pite pitelle
caruòfene bielle
taglia pane e ficche curtielle
iesce fore tu pillastrelle
Traduzione in italiano
Pite pitelle
garofani belli
taglia pane e ficca coltello
esci fuori tu pollastrella
Tutto fatto in casa In passato, il detto “tutto fatto in casa” veniva adottato alla lettera e, così, molti prodotti nascevano direttamente nelle mura domestiche. Tra questi, il sapone che veniva realizzato attraverso scarti di grasso oppure l’olio d’oliva (anche quello fritto avanzato). Questa è un’abitudine che potrebbe essere rispolverata non solo per trascorrere delle ore lontane dalla routine ma anche per esplorare nuovi mondi. Riportiamo una ricetta semplice e veloce, rivisitata in chiave moderna.
Sapone fatto in casa procedimento a freddo
Ingredienti:
- 250 g di olio extra vergine di oliva
- 32 g di soda caustica
- 75 ml di acqua distillata
- una coperta
- uno stampo piccolo rettangolare ( circa 18 cm di lunghezza, largo 7 cm e altro circa 5 cm )
- una bilancia di precisione
- vecchi giornali
- carta forno
- guanti, mascherina e occhialini
- frullatore ad immersione
- una caraffa per pesare l’olio
- una ciotola di plastica resistente oppure una pentola in acciaio
- contenitore usa e getta per pesare la soda
- cucchiaio di acciaio o di legno
- timbri
Procedimento:
- Rivestire il piano lavoro con giornali o carta forno
- Indossare la mascherina, i guanti e gli occhiali
- Rivestire con carta forno lo stampo
- Pesare tutti gli ingredienti ( la soda va pesata in un contenitore usa e getta dopo aver fatto la tara del contenitore)
- In una ciotola di plastica resistente versare l’acqua e, poi, aggiungere la soda un po’ per volta (non fare mai il contrario perché potrebbe essere pericolo)
- Mescolare delicatamente con il cucchiaio di acciaio o di legno per evitare che si crei una crosta sul fondo
- La soda a contatto con l’acqua si riscalda e raggiunge quasi i 90°C
- Far raffreddare un poco
- Versare l’olio molto lentamente nella soda sciolta
- Con minipimer frullare il tutto per circa 30 minuti, sino ad ottenere il “nastro” cioè un composto cremoso e denso
- Versare il sapone nello stampo distribuendolo uniformemente e batterlo sul piano da lavoro per eliminare le bolle d’aria.
- Ricoprire il sapone con una coperta per farlo rimanere caldo il piú possibile
- Far riposare per 48 ore
- Togliere il sapone dallo stampo con tutta la carta forno e, con un coltello ben affilato, tagliare i pezzi delle grandezza desiderata
- Sistemare il sapone e coprirlo con un canovaccio pulito
- Far maturare per più di 40 giorni
- Trascorso il tempo, conservare il sapone in una scatola di cartone tenendola in un luogo asciutto e arieggiato

Ludovica Colangelo