Si guardano, in silenzio. L’unico sussurro è il fruscio del vento che si scambiano, come se il respiro dell’una fosse fonte di vita imprescindibile per l’altra. L’una di fronte all’altra, l’una lo specchio dell’altra. Due dirimpettaie, distanti, ma unite nel profondo, chiudono la città che sovrastano in un abbraccio, in perfetto equilibrio. Il Monte Bello e la collina di San Giovannello, le due celebri alture della città di Campobasso, ti lasciano toccare l’azzurro con un dito, ti permettono di guardare oltre, nell’altrove che si perde nelle valli lontane. Ma fermiamoci, per ora, a San Giovannello.
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Il parco Situata nella zona Campobasso-Nord, ai piedi della collina si stende un parco immerso nel verde, rivitalizzato ormai da un po’ di anni, con giostre, panchine, tavoli da pic-nic e una fontanella a zampillo. Un’atmosfera di serenità, che funge da perfetto ingresso alla collina: da qui, infatti, è possibile accedere alla scalinata attraverso la quale si sale verso la sommità della collina. Uno spazio ameno, paradisiaco, una dimensione in cui tutto si ferma.

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La chiesa Tra fiori ed alberi si erge una chiesetta, conosciuta appunto come la “Chiesa di San Giovannello”. Pare, infatti, che la collina fosse il cuore di un omonimo paese medievale, attestato nel 1160 e distrutto nel XIII secolo, probabilmente a causa di un disastroso terremoto. La struttura, restaurata più volte nel corso del tempo, conserva la sua più antica attestazione nei due blocchi calcarei dell’architrave sovrastante il portale d’accesso: vi si legge, scolpita, la data 1551 insieme ad una croce e a due figure umane inginocchiate in posizione di adorazione. Stando ad altre testimonianze antiche, nel 1764 la collina fu adibita a luogo di sepoltura per paura di una eventuale epidemia all’interno della città. Con il passare dei secoli, la chiesa è stata sottoposta a varie dipendenze, come è possibile osservare sull’architrave al centro della facciata, ove è visibile uno stemma con il simbolo della chiesa di Santa Maria della Croce, con datazione 1846; successivamente, l’edificio di culto passò alle dipendenze della parrocchia dei Santi Giorgio e Leonardo. Il rilancio edilizio del dopoguerra interessò anche l’area circostante la collina, con la costruzione delle case popolari, che diedero vita al Quartiere CEP (oggi incluso nel quartiere di Campobasso Nord): a questo punto la chiesa verrà, poi, inglobata nell’orbita della nuova parrocchia di San Giuseppe Artigiano, di cui ancora oggi è afferente.
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Interesse artistico All’interno della chiesa, il binomio arte e religione si realizza attraverso alcuni pezzi pregiati: un antichissimo crocefisso lingeo risalente al 1400; un dipinto di scuola napoletana, databile intorno al 1600 raffigurante la Madonna della Pietà; un’antica statua del santo a cui è dedicata la chiesa e, ancora, una statua lignea che rappresenta l’Angelo Custode realizzata nel 1968.

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Curiosità storiche ed eventi Ed ecco, finalmente, svelato il profondo legame tra la collina di San Giovannello e il Monte Bello: data la posizione periferica rispetto alla città antica, la chiesa funse da nascondiglio e via di fuga per i governatori che tra il 1400 e il 1600 risiedevano nel Castello Monforte; pare, infatti, che, passando attraverso una porticina posta sul lato nord del castello, si potesse accedere al sottopassaggio che collegava l’edificio alla collina di San Giovannello, utile anche come via segreta per una eventuale fuga dai nemici. Sarebbe presente ancora oggi questo percorso sotterraneo che congiunge i due siti, che misura in linea d’aria circa 2 km. Tuttavia, in vista di possibili cedimenti, il tunnel non è più visitabile. Chiusa normalmente durante tutto l’anno, la chiesa viene aperta soltanto nei giorni in cui si ricorda il martirio di San Giovanni Battista, alla fine di agosto, occasione durante la quale i fedeli percorrono, in processione, le vie del quartiere; nel frattempo, sulla collina e lungo le sue pendici si svolgono eventi di intrattenimento, tra cui un concorso d’arte, una gara podistica con arrivo, in salita, sulla collinetta; e, per concludere, un concerto serale. Le festività si protraggono per tre giorni.

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