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Ed è subito primavera. Prima o poi arriva e, dopo aver esitato, decide di restare. Tempo di passeggiate solitarie o in compagnia, mano nella mano oppure no. Cosa c’è di meglio se non immergersi in uno scenario tinteggiato soltanto da innumerevoli sfumature di un verde sovrano e imponente, dove l’unico rumore che sembra possibile è l’impalpabile sfregarsi delle foglie spostate dal vento? A Villa De Capoa questa immagine da incanto prende vita.

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Un po’ di storia Situato in quella che è nota come Piazza Savoia, dal dicembre 2019 intitolata a Falcone e Borsellino, il parco offre immediatamente al suo visitatore l’illusione di essere catapultato in un’atmosfera d’altri tempi, costellata di giardini reali, dame e gentiluomini. La villa, infatti, affonda le sue radici nel Cinquecento: nella stessa area sorgeva il monastero di Santa Maria della Grazie, di fondazione del feudatario Andrea di Capua nel 1510. Dal documento dell’“Apprezzo della Terra di Campobasso e di Jelsi”, redatto nel 1688 dal perito L. Nauclerio, si evince che la struttura era dotata non solo di un’aromatoria e di una speziaria, ma anche di una scuola di teologia e di due giardini. Un orto botanico, dunque, utilizzato dai monaci per la coltivazione delle erbe e la preparazione di medicinali naturali. Nel corso del tempo, l’area passò nelle mani di privati: prima la famiglia Salottolo, poi i De Capoa divennero proprietari dell’area nella quale si trovava il primo Orto botanico, diventando così un vero e proprio parco. Arriviamo, dunque, al 1875, quando l’ultima proprietaria, la contessa Marianna De Capoa decise di donare il parco all’Orfanotrofio da lei fondato poco prima della sua morte, la cui struttura è ubicata in via Mazzini. “Voglio che il territorio attiguo alla Villa unitamente alla casa colonica di abitazione sia dato ad un colono, che si obblighi a tenere cura della Villa”. Questa la sua chiara ed estrema volontà espressa nel testamento. Nel 1929 la villa venne, poi, espropriata ed acquistata per circa duecentomila lire dal Comune di Campobasso; fu, quindi, ampliata e dotata di un maestoso cancello in ferro battuto (realizzato dall’architetto Giuseppe Tucci) odierno ingresso principale, e prese il nome di Villa del Littorio, che divenne, poi Villa Comunale. Nella coscienza dei cittadini, tuttavia, essa continua ad essere nota come Villa De Capoa, un vero e proprio gioiellino ben incastonato nel centro della città, in cui rifugiarsi. Un lascito da preservare e valorizzare.
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Il parco e il suo patrimonio naturale Il labirintico polmone verde si snoda per circa 16000 m2, avvolgendo ad ogni passo il visitatore in una magia tale da obliare di trovarsi all’interno di una città. L’intrecciarsi della variegata vegetazione che scandisce i viali e gli elementi architettonici d’arredo rendono evidente lo stile neoclassico-romantico di un giardino tutto all’italiana: sul viale principale campeggia al centro una statua di Bacco con grappoli d’uva, costante iconografica del dio pagano. Ancora, sedili marmorei, una grotta in tufo, un’elegante balaustra in pietra, una vasca con zampillo d’acqua e un antico pozzo, che conferiscono armonia al tutto, creando angoli suggestivi, e che testimoniano un gusto raffinato per l’arte. Ad impreziosire ulteriormente il sito, un artistico sarcofago rinascimentale in marmo riportante l’incisione della data 1482 e la scritta in latino Hic iacet magnifici militis Domini Ricciardi Rota Qui obiit A.D. MCCCCLXXXXII. Qui giace il soldato Ricciardi Rota. E, ancora più caratteristica, l’arguta lapide su cui è scolpito: “Qui giace Alcon, tributo a lui di pianto niun sparso avrìa a questa tomba accanto, ei lo previde, e nei funebri onori, il pianto assicurò dei creditori”. Un epitaffio dedicato ad un cane che, avendo derubato un macellaio, riuscì a garantire almeno il cordoglio di costui. Ma la vera pietra miliare del posto è la ricchezza sopraffina della flora: numerose sono, infatti, le essenze vegetali che spiccano per la loro rarità, vetustà e per le dimensioni importanti. Siepi sempreverdi di buxus, che delimitano i barocchi incroci dei viali, imponenti cedri del Libano, eleganti cipressi, alberi di Giuda, odorosi tigli, allori, ailanti, abeti rossi, ippocastani, laurocerasi, olmi e sofore non solo svolgono in maniera impeccabile la loro funzione ornamentale, ma contribuiscono anche a rendere il luogo un incantevole rifugio di aria fresca e incontaminata; pare infatti che le vecchie squadre di calcio di città quali Roma e Napoli, in ritiro nel capoluogo, usufruivano dei sentieri alberati per l’allenamento, ossigenandosi in mezzo alle secolari pianti. Degna di nota è la sequoia sempervirens, una varietà presente nella villa in quattro magnifici esemplari.
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Divertimento e sport Ma non solo pace dei sensi e passeggiate romantiche: il parco possiede anche un volto dinamico, offrendo, infatti, un’area giochi dedicata ai più piccoli, il Parco Giochi Inclusivo “Paul Harris”. Nuovo di zecca grazie al sostegno del Rotary Club Campobasso, che ha contribuito alla realizzazione dell’opera e promosso la raccolta fondi, il nuovo parco è sorto sulle rovine di quello precedente ed è stato progettato per il divertimento di tutti, venendo dotato, dunque di un’altalena per bambini diversamente abili, una pavimentazione a scacchiera antitraumi e una rampa di accesso per facilitare l’ingresso di tutti. A proposito di inclusione, a Villa De Capoa non manca nemmeno lo sport: sono stati affiancati al parco, infatti, anche dei campi da tennis, dove ogni anno si tiene un importante torneo internazionale femminile. È possibile visitare la villa dal lunedì alla domenica, dalle ore 9 alle ore 13 e dalle ore 15 alle ore 19 (d’estate fino alle 20), ingresso libero.

Credit: Gino Calabrese